Libro delle celebrazioni
La chiesa dedicata al santo patrono è l’unica che si trova a Ustica.
La festa del patrono si celebra due volte l’anno.
Prima del giorno effettivo di festa, in onore del santo patrono si recita la novena. Essa consta di un rosario tradizionale, di una coroncina, di litanie e dell’inno in suo onore.
L’aspetto principale della processione in onore del Santo patrono si rileva nella costituzione del corteo. Oltre ai fedeli che portano gli stendardi che riportano i colori del santo, il rosso e il bianco, vi è anche un gruppo di donne che trasporta in processione gli ex voto.
Quelli in questione sono ex voto anatomorfi d’argento e attestano la forza e potenza miracolosa del santo.
Gli ex voto, oltre a racchiudere un simbolismo devozionale, nel momento in cui vengono così esposti e portati durante il corteo, marcano particolarmente l’importanza del momento festivo.
Si tratta dello stesso santo. Cioè di San Bartolomeo. Però, in questo caso, si tratta di un culto che affonda le sue radici nell’isola di Ustica poichè il culto nell’isola è legato ad un avvenimento che riguarda unicamente il suo contesto. Non si tratta, dunque, come nel caso di San Bartolomeo, di un processo di inculturazione avvenuto per mezzo degli eoliani. La festa in suo onore viene celebrata la seconda domenica di settembre. Si tratta di una festa campestre. Infatti, la festa si svolge presso la contrada Oliastrello.
Prima del giorno effettivo della festa, si prega una novena. Per nove giorni, ci si riunisce, alle ore 21:00, nella chiesetta dedicata alla statuetta del santo. La campana che suona nel momento di inizio richiama la popolazione alla preghiera. Questa consiste in un rosario cantato, in siciliano. Si tratta dello stesso rosario recitato per la festa di San Bartolomeo.
La festa si sviluppa dentro un gorgo, cioè un bacino costruito per la raccolta dell’acqua piovana che viene in seguito utilizzata per gli animali e per la terra. È proprio dentro questo bacino che si svolge la festa di San Bartulicchiu, l’ultimo giorno di novena. Si tratta di un momento di convivialità per la comunità usticese, mangiare in compagnia, ascoltare musica dal vivo e organizzare giochi per i bambini.
Come viene evidenziato dai dati raccolti sul campo e ascoltando i nostri intervistati, la scelta del giorno dei festeggiamenti in onore di quella che viene conosciuta come Madonna dei pescatori o come “Stella Maris”, viene definita come una scelta turistica. Nel senso che, nella scelta del giorno ad essa dedicata, si è cercato di far combaciare la componente devozionale con la componente turistica, al fine di tutelare nel tempo questa tradizione. Si celebra l’ultima domenica di maggio.
La statua dedicata alla Madonna è in vetro-resina bianca. È stata realizzata dai pescatori, quando nacque questo culto. Essa resta posizionata per tutta la durata dell’anno all’interno di un’aiuola al porto, in segno di benedizione per i pescatori e per chi arriva sull’isola. Nove giorni prima viene trasportata in Chiesa Madre, per la novena che si svolge prima del giorno effettivo della festa. Giunti al giorno della festa dalla Chiesa Madre, si dirama una processione che scende sino al porto. Qui si procederà al suo posizionamento sull’imbarcazione che la trasporterà per la processione marittima.
Questa festa nasce intorno al 1830. In tempi non recenti si festeggiava nel mese di ottobre. La vigilia si portava l’icona della Madonna (la pietà) in chiesa. L’indomani, celebrata la messa, nel pomeriggio, si riaccompagnava al suo santuarietto. Adesso si celebra la prima domenica di settembre.
La Madonna precede San Bartulicchiu e i festeggiamenti riguardano soltanto la domenica a lei dedicata. Anche in questo caso l’elemento turistico ha svolto un ruolo importante. La festa è stata spostata da ottobre alla prima domenica di settembre al fine di renderla ancora più partecipata, sia dai turisti che ancora, nel periodo di settembre, frequentano l’isola di Ustica, sia dagli emigrati all’estero che rientrano nei periodi estivi.
La festa di San Giuseppe di Ustica non presenta altari devozionali, ma presenta una grande tavola che consta dell’unione di tre tavoli, predisposti in maniera tale da formare un ferro di cavallo. Più di altri casi, questa festa vede impiegate le famiglie usticesi per quanto riguarda l’aspetto del cibo. Vi sono signore che, sull’isola, da generazioni, si ritrovano ad essere protagoniste nella preparazione delle pietanze in onore di San Giuseppe. Tutto ciò che viene cucinato per il santo rappresenta sia un’offerta singola, sia un atto che potenzia tale devozione attraverso lo sviluppo di una convivialità. Quest’ultima si consuma, probabilmente, ancora più profondamente, nell’organizzazione e preparazione dei festeggiamenti.
Un momento che valorizza il pescato del giorno e marca la tipologia “antistrutturale” della festività della Madonna dei Pescatori. Una festa in onore di una Madonna che in origine è eletta dalla comunità dei pescatori come protettrice di una specifica categoria. Un cibo che finisce con il valorizzare la “tematizzazione marittima” della celebrazione.
L’accensione delle vamparine (fuochi devozionali che vengono accesi in onore della Madonna della Croce, posizionati tra le stazioni che costituiscono il percorso della processione), rappresenta un’offerta devozionale alla Madonna della Croce, da parte di quei contadini che, nelle zone che interessano il corteo processionale, possiedono parti di terreno. Questa dimensione votiva, espressa per mezzo del fuoco e dell’offerta al santo, ne comporta ovviamente un’altra. Si tratta di quella dimensione conflittuale che porta ad una rivalità per chi accende il fuoco migliore in onore della Madonna.